La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



domenica 4 settembre 2011

Nelle Fiandre francesi

Qui ci sono come in Olanda, come nelle Fiandre belghe, direi anche in Danimarca, questi immensi paesaggi pianeggianti con grandi cieli, nei quali le nuvole modificano incessantemente l'immensità del cielo, l'umiltà e la modestia, e nello stesso tempo, le solidità delle costruzioni umane contadine, la bellezza degli alberi, la bellezza dei grandi filari di alberi che disegnano, in qualche sorta, la linea dell'orizzonte e la bellezza di un'atmosfera che cambia continuamente, come in certi dipinti del XVII secolo, che hanno meravigliosamente sentito la bellezza particolare del Nord.
Marguerite Youcenar. Da un'intervista a Catherine Claeys 1980

Così Marguerite Yourcenar descrive la regione dove passò la sua infanzia. Nata in una famiglia dell'aristocrazia franco belga, Marguerite Antoinette Jeanne Marie Ghislaine de Crayencour (Yourcenar è l'anagramma del suo cognome) passò le sue estati di bambina nel castello del Mont Noir (Zwartenberg in fiammingo) al confine tra Francia e Belgio. Oggi il castello accoglie in residenza scrittori europei e, nel parco dedicato alla scrittrice, si svolgono letture e spettacoli musicali. Poco lontano, a Saint-Jans-Cappel un piccolo museo le è dedicato, fotografie e documenti ricordano la scrittrice.
I Monts de Flandres non hanno niente di alpino. Sono modestissime colline; sulla più alta (176 metri) è il paese di Cassel. Interrompono la vastissima pianura che dall'Artois si allunga verso il Belgio e i Paesi Bassi: il Plat Pays, caro a Jacques Brel che lo descrisse in una sua canzone.
Ma qui siamo nella parte francese delle Fiandre. La lingua fiamminga fatica a resistere di fronte al francese.
Partiamo da Boeschèpe. Un mulino a vento (oudank meulen) e vicino una taverna (estaminet) che propone birre artigianali a formaggi del posto. Il mulino è su una base ottogonale sulla quale può essere fatto ruotare per posizionarlo secondo la direzione del vento. Nel locale sottostante un minuscolo museo ne spiega il funzionamento. 
La strada continua verso il Mont des Cats (Katsberg) sfigurato purtroppo da un'altissima antenna televisiva. Il paesaggio però è bello. A destra si apre la vastissima pianura che arriva fino al mare. A sinistra in mezzo a un prato sono du pertiche per il tiro con l'arco. Da queste parti in effetti questo sport ha regole originalissime. Il bersaglio, detto «uccello» è fatto di piume e si trova al culmine di un'asta. 
Gli arcieri tirano dal basso verso l'alto dalle frecce che, invece di una punta hanno un cilindro di plastica e devono staccare «l'uccello» dalla pertica.
Arrivati sul Mont des Cats troviamo l'abbazia. Costruita sui resti di un eremo del XVII secolo, accoglie dal 1826 una piccola comunità di monaci trappisti. L'abbazia ha dato il nome ad un formaggio e ad una birra (che però sono ormai fabbricati altrove).
La passeggiata prosegue attraversando un boschetto e poi aggirando la collina. Campi di grano, di granturco e praterie si alternano. La giornata è luminosa e il sole brilla ma il vento rinfresca l'aria.

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