Le
case, abbandonate dagli uomini, cominciano una nuova vita. Si
trasformano lentamente con gli oggetti lasciati nelle stanze. I
cassetti e le ante dei mobili si aprono, lasciano entrare nuovi
ospiti che si appropriano dei luoghi e curiosano tra i resti di vite
passate. Le case sembrano prima proteggersi dagli intrusi; il
passante trova porte chiuse a chiave o con lucchetti. Ma a volte è
solo un filo di ferro o una spranga di traverso ad abbozzare un
ultimo ostacolo al forestiero. Poi col tempo, un vetro si rompe, il
vento apre una finestra, il legno marcisce e una porta finisce per
staccarsi dai cardini e la vecchia abitazione, forse annoiata da
tanta solitudine, tenta di attirare il viandante perché le faccia un
po' di compagnia.
È
bastata la lettura di qualche pagina di questo libro per cominciare a
guardare le case abbandonate con uno sguardo diverso.
Mario
Ferraguti abita sulle colline del parmense e da tempo osserva e
descrive il mondo affascinante e a volte misterioso degli Appennini.
Il
libro è pubblicato nella collana Piccola filosofia di viaggio
dell'editore Ediciclo (una
collana di cui ho già parlato qui)
.
Ed è infatti un viaggio nel quale lo scrittore ci accompagna. Un viaggio tra vecchie mura che non
sono però quelle di storiche rovine ma i resti di vite semplici e
forse banali, di luoghi creati dalla presenza umana ma nei quali
quest'ultima non è tutto; luoghi che hanno una vita propria, ricca
anche dopo il loro abbandono.
Le
case abbandonate raccontano storie e voci ormai scomparse. A poco a
poco si trasformano, i ricordi degli uomini, delle donne, dei bambini
che le abitarono sono cancellati giorno dopo giorno.
Nelle stalle gli
animali hanno lasciato il loro odore e i segni della loro presenza,
poi anche questi sono stati portati via dal tempo. Altre bestie,
topi, insetti, ragni, che occupavano gli angoli e i buchi nel legno,
sono restati soli allargando il loro territorio.
Quando le prime
tegole cominciano a muoversi la pioggia, il vento e la neve si
intrufolano. Lo spazio si allarga, i primi coppi cadono sul pavimento
attirando gli altri, fino a lasciare nude le travi. Ma
anche la trave più solida si stanca di reggere il tetto e infine si
spezza.
Nel
bosco sono gli alberi ad impossessarsi della casa abbandonata.
Entrano dalle finestre, allungando i loro rami, depositano semi che
cominciano a germogliare, si aggrappano ai muri, spingono le proprie
radici per abbracciare l'antica abitazione. Gli ultimi mobili
dimenticati perdono il loro colore, poi la loro forma; la pioggia e
la neve li lavano, li smontano, li alleggeriscono. Anche sui muri i
colori si attenuano poco a poco poi spariscono. Restano pietre e
mattoni.
Una vecchia pentola, restata vicino a quello che era il
camino, ricorda cene frugali al calore del fuoco. Col tempo le
case smettono di essere case, muri, finestre, tetti.
Con gli anni
ridiventano pietre, legno, terra. La storia degli uomini che le hanno
abitate è riassorbita dal mondo naturale che ha tempo e pazienza,
più lunghi della storia degli uomini.
Mario
Ferraguti ci invita ad un
viaggio poetico fatto di riflessioni, nell'apparente semplicità,
dense e profonde e che ci aprono un universo vicino e nello stesso
tempo sconosciuto.
Che bello. Che tenerezza. Mi hanno sempre affascinato e dato una lieve malinconia le vecchie case abbandonate ...che la natura riassorbe..
RispondiEliminaAllora ti consiglio di leggere Ferraguti, (è un libretto di una novantina di pagine) ne parla molto meglio di me.
EliminaBuona giornata!
Un libro che comprerò!
RispondiEliminaHo una vera passione per le case abbandonate...
Vedrai, è un piccolo volume ma molto più poetico del mio riassunto
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