Il
paesino di Vézelay, sul crinale del suo colle, si leva, lungo una
breve salita e domina la valle sottostante. Dall'altro lato la
collina è tagliata di netto, praticamente inaccessibile.
Più in
basso, esposte a sud, sono le vigne che producono il Bourgogne
de Vézelay, vino rosso o
bianco.
Al
culmine della salita, al limite del balcone naturale che si affaccia
a nord est, è la basilica dedicata a Santa Maria Maddalena.
Si trova sulla via che, dal nord est della Francia, portava i
pellegrini verso Santiago di Compostela; anzi era proprio il punto di
partenza della via Lemovicensis che
da qui si dirigeva verso Limoges e che raggiungeva le altre vie
francesi a Saint-Jean-Pied-de-Port alla frontiera spagnola.
A
lungo l'abbazia di Vézelay è
stata meta di pellegrinaggio;
si veniva fin qui per pregare sulle reliquie di Maria Maddalena. Ma
nel 1267 il papa proclamò
solennemente che il corpo della Santa era
quello ritrovato a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume in Provenza. I
pellegrini non vennero più e per Vézelay cominciò il declino.
La
ricchezza e la potenza dell'abbazia che
medioevo
si era ingrandita, furono
seguite da una lunga decadenza.
Alla Rivoluzione l'istituzione
religiosa cessò di esistere e gli ultimi monaci abbandonarono il
paese.
La
chiesa che vediamo oggi è il risultato del
restauro
di Viollet-le-Duc
che, alla metà del XIX
secolo fu incaricato dal governo di rispondere
all'appello dello scrittore Prosper Mérimée:
Non
mi resta che di parlare del degrado spaventoso che ha subito questa
magnifica chiesa. I muri sono sbilenchi, marci d'umidità. Non si sa
come la volta, tutta screpolata, tenga ancora. Mentre disegnavo nella
chiesa, sentivo a ogni istante sassolini staccarsi e cadere attorno a
me… per finire non ci sono parti di questo monumento che non
abbiano bisogno di riparazioni… Se si aspetta ancora per soccorrere
la Maddalena, bisognerà ben presto decidersi ad abbatterla per
evitare incidenti.
Il
lavoro dell'architetto
Viollet-le-Duc fu come nelle sue abitudini, più una ricostruzione
che un restauro. L'edificio
che vediamo oggi è certamente differente da quello delle origini.
Conserva però un innegabile fascino nella sua struttura romanica e
nei suoi grandi spazi. Un ampio nartece, il vestibolo destinato ad
accogliere i catecumeni e i penitenti, introduce nelle
navate più luminose. Avanzando si arriva al coro, in stile gotico e
con ampie vetrate. Dal buio verso la luce, in una simbolica
dall'effetto sorprendente. Ogni anno, al solstizio d'estate, la luce
che entra dalle finestre a sud arriva con una serie di punti luminosi
esattamente al centro della navata centrale.
Entriamo
nell'edificio mentre si svolge una funzione religiosa: un gruppo di
monaci e di suore saluta così un confratello che si appresta a
partire in missione. I canti risuonano affascinanti sotto
le alte volte.
Oggi
sono soprattutto i turisti
che vengono
quassù. Il bel paesino, nel
novero dei plus beaux village de France,
e la basilica romanica hanno
conservato un'indubbia
attrattiva.
La struttura del borgo è assai semplice, un'unica via sale verso la
basilica e da questa si diramano, come i rami di un albero, altre vie
che si allargano un poco attorno al colle.
Un
folto gruppo di ragazzini corre qua e là con un foglio di
indicazioni in mano. Sono alunni in gita scolastica per i quali gli
insegnanti hanno organizzato una sorta di caccia al tesoro per
permettere loro di scoprire il borgo. Alcuni hanno fatto il giro
attorno alla grande chiesa e li sentiamo chiedersi l'un l'altro:
“Peut-être c'est celle-ci l'église ?”
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