giovedì 22 dicembre 2016
Antonio Tabucchi: Viaggi e altri viaggi, Lisbona, rua da Saudade
Qui
invece in rua da Saudade, a pochi metri dalla cattedrale, non viene
mai nessuno. L'occasionale visitatore di Lisbona non ha nessun motivo
di venirci, perché apparentemente non c'è niente che lo
giustifichi, ed è per questo che la guida che portate in tasca,
anche la più minuziosa, sicuramente non ve la segnala. La saudade
è parola portoghese, di impervia traduzione, perché è una parola
concetto, perciò viene restituita in altre lingue in maniera
approssimativa. Su un comune dizionario portoghese-italiano la
troverete tradotta con “nostalgia”, parola troppo giovane (fu
coniata nel Settecento dal medico svizzero Johannes Hofer) per una
faccenda così antica come la saudade. Se consultate un
autorevole dizionario portoghese, come il Morrais, dopo l'indicazione
dell'etimo soidade o solitate, cioè “solitudine”,
vi darà una definizione molto complessa: “Malinconia causata dal
ricordo di un bene perduto; dolore provocato dall'assenza di un
oggetto amato; ricordo dolce e insieme triste di una persona cara”.
È dunque qualcosa di straziante, ma può anche intenerire, e non si
rivolge esclusivamente al passato, ma anche al futuro, perché
esprime un desiderio che vorreste si realizzasse. E qui le cose si
complicano perché la nostalgia del futuro è un paradosso. Forse un
corrispettivo più adeguato potrebbe essere il disìo dantesco
che reca con sé una certa dolcezza, visto che “intenerisce il
core”. Insomma, come spiegare questa parola?
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Ho visitato Lisbona qualche anno fa, per fine anno. L ho trovata di grande malinconia, che trasuda dalle sue pietre dalle sue case, forse il ricordo dello splendore e ricchezze del passato? ...non so.
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