venerdì 19 aprile 2019
San Gimignano, Siena
Che brutta invenzione il
turismo! Una delle industrie più malefiche. Ha ridotto il mondo a un
enorme giardino d’infanzia, a una Disneyland senza confini. […]
Perché in Asia un vecchio quando vede puntarsi addosso una macchina
fotografica, si volta, resiste, cerca di nascondersi, si copre la
faccia? Lo fa perché pensa che quella macchina si porti via qualcosa
di suo, qualcosa di prezioso che non può ritrovare. E non ha forse
ragione? Non è anche nell’usura di decine di migliaia di foto
scattate da turisti distratti che le nostre chiese hanno perso la
loro sacralità, che i nostri monumenti hanno perso la loro patina di
grandezza?”*
È
molto severo Tiziano Terzani quando esprime questo giudizio. In fondo
è impossibile dargli torto anche se qualcuno avrebbe potuto
ribattere che è un po’ paradossale criticare chi ha voglia di
visitare luoghi sconosciuti e nello stesso tempo fare ciò per
professione. E vero però che nel paradosso ci siamo anche noi che
vorremmo viaggiare e scoprire e siamo delusi quando il posto è
affollato da gente che ci assomiglia. E allora come fare? Rinunciare
al viaggio e accontentarci dei libri scritti da altri visitatori?
Tutto sommato non sarebbe forse una cattiva idea. Oppure possiamo
cercare anche noi di evitare l'aereo, anche senza il conigli
dell'indovino, e poi di percorrere questi luoghi con discrezione e
rispetto, lasciando meno tracce possibili del nostro passaggio.
A
San Gimignano il giovedì è giorno di mercato. Le bancarelle dei
commercianti occupano la piazza principale, attenuano almeno un po’
quella sensazione di passeggiare in un museo a cielo aperto che
probabilmente provano tutti coloro che visitano la “Manhattan del
medioevo” come la presentano le guide.
Il
luogo è una tappa obbligata per chi viaggia in Toscana; non passare
da queste parti sembrerebbe una bizzarria.
In
effetti il paese, conservato nella sua struttura essenziale come al
XIV secolo, è certamente suggestivo e attraente. I palazzi, le torri
e le piazze hanno un’uniformità che non è mai monotonia.
Certo i
negozi dedicati ai turisti hanno quasi completamente sostituito
quelli destinati ad una più banale vita quotidiana ma la loro
presenza sembra meno aggressiva che in altri ambienti similari.
Anche
fuori stagione, non mancano le comitive di ragazzini in gita
scolastica né i gruppi più anziani. Sentiamo voci in spagnolo,
inglese, tedesco; un viaggio in Italia è sempre un po’ tra cultura
e cartolina.
Lungo
il corso principale che attraversa la cittadina e, più discosto, tra
le stradine che scendono e risalgono sui fianchi del colle su cui San
Gimignano è adagiata, è piacevole camminare in un’atmosfera
tranquilla e rilassante.
Soprattutto se ci allontana appena dal
centro del paese, gli incontri diventano meno pressanti ed è
possibile trovare spazi di silenzio inaspettati e belli.
Meno
celebre del Duomo e della sua impressionante iconografia, discosta
dal centro della cittadina, vicino al convento omonimo, è la chiesa
di Sant’Agostino affacciata su una bella piazza. All’esterno
domina il rosso dei mattoni di una struttura estremamente semplice e
austera. L’interno merita sicuramente una sosta anche non troppo
breve.
Sono pregevoli i dipinti che ornano la navata e aggraziata è
la pala di Pier Francesco Fiorentino, pittore molto attivo in questa
zona, dicono gli studiosi, alla fine del XV secolo.
Ma
sono di Benozzo Gozzoli le opere più affascinanti. È
da ammirare, nella navata, un affresco di San Sebastiano, questa
volta non rappresentato nel momento del martirio ma mentre, con un
ampio mantello, protegge la popolazione di San Gimignano dalla peste,
simbolizzata dalle frecce scagliate da un dio in collera.
Sempre
di Benozzo Gozzoli, nell’abside,
è il ciclo con momenti della vita di Sant’Agostino. I volti, i
paesaggi e anche gli animali, sono rappresentati con una maestria e
una sensibilità che senza
dubbio è già
completamente
rinascimentale ma che
sembra non aver ancora perso la semplicità, quasi l’ingenuità
dell’arte giottesca.
*Tiziano
Terzani: Un indovino mi disse, TEA edizioni
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I miei luoghi del cuore! A San Gimignano mi ci portò quello che ai tempi dell’università sembrava l’amore. Ci andammo non per visitare il Duomo o la chiesa di Sant’Agostino (che, infatti non ho visto) bensì per visitare il museo della tortura (facile intuire perché la storia d’amore sia finita in un batter d’occhio). Il museo m’impressionò, la cittadina mi piacque tantissimo. Dovrei tornarci con gli occhi di oggi.
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