domenica 10 novembre 2019
Colore del cielo
Ricordo
quando, ancora bambino, arrivavo con la corriera sulla piazza del
paese. C'era sempre molta gente e i passeggeri, prima della fermata
erano già in piedi, allungavano il collo a destra e a sinistra,
cercavano con lo sguardo una madre, un padre, un fratello o una sorella venuti ad
aspettarli.
Il
dialetto che nella città del nord era riservato alle conversazioni
familiari diventava improvvisamente lingua ufficiale, le sonorità
così particolari, specifiche e ristrette a quel territorio,
riempivano la piazza con i loro timbri e con la loro peculiare
pronuncia.
Rapidamente
quella piccola folla di disperdeva, a poco a poco la piazza ritrovava
la sua calma consueta, lo scroscio dell'acqua della fontana
riprendeva il sopravvento nel silenzio del luogo.
Ma
la prima impressione che mi colpiva, superando la curiosità per lo
spazio circostante, era il colore del cielo. Nella città del nord
ero abituato, anche nei giorni più chiari, ad un celeste tenue e
evanescente, un po' più limpido solo nei rari giorni di vento.
Quassù
il blu esplodeva, quasi irreale. Il grande albero vicino
all'abbeveratoio – a quell'epoca era molto più rigoglioso -
contrastava con la sua chioma lussureggiante, come un fuoco
d'artificio e si apriva il quel cielo luminoso. Il verde delle foglie
accentuava l'emergere della volta di un cobalto abbagliante. Restavo
affascinato e impressionato da quel colore così intenso e perentorio
e per un momento mi guardavo attorno. Cercavo negli altri
l'espressione di meraviglia che potesse confermare la realtà del mio
sentimento di fronte ad un evento imprevedibile ed a una cosa
inaspettata. Il distacco e l'indifferenza che vedevo attorno a me, senz'altro dovuti all'abitudine, mi
lasciavano perplesso.
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Incantevole ritratto che richiama in me una grande nostalgia.
RispondiEliminaun saluto