sabato 25 settembre 2010
H.D. Thoreau Camminare
Per Henry David Thoreau camminare non è né un'attività fisica né uno sport. Andare a spasso nei boschi è un'occupa- zione ben più importante. Nelle ore passate nella marcia (almeno quattro ogni giorno), non cerca semplicemente un « contatto con la natura »; il suo desiderio è di ritrovare il posto che l'essere umano deve avere, parte integrante, in questa Natura stessa.
Un'escursione non ha senso se si limita ad un semplice e programmato periplo. E' necessario mettersi in marcia con un altro spirito, quello della partenza definitiva, lasciando dietro di sé preoccupazioni e affari materiali, e senza avere, fin dall'inizio, l'idea del ritorno a casa.
Lo spunto Thoreau lo trova anche nel vangelo di Matteo che parafrasa:
Se sei pronto ad abbandonare padre e madre, fratello e sorella, moglie, figli e amici e a non rivederli mai più; se hai rimborsato tutti i tuoi debiti, fatto testamento, concluso tutti i tuoi affari e se sei un uomo libero; allora sei pronto per metterti in cammino.
Il camminare ci porta spontaneamente verso campi e boschi. Ma non avrebbe senso il restare nel bosco se i nostri pensieri fossero altrove. Per Thoreau la marcia è soprattutto un'attività intellettuale e la ricchezza delle scoperte supera quella di ogni bene materiale. Le strade sono fatte per i cavalli e gli uomini d'affari, egli preferisce perdersi nei sentieri che nessuno percorre, salire colline conosciute solo dalla volpe, ritrovare luoghi nei quali la presenza dell'uomo ha la stessa importanza di quella di un passero.
Purtroppo poco a poco, le strade, le case e soprattutto le recinzioni, riducono gli spazi liberi e delimitano, addomesticandola, la natura. Natura addomesticata è anche pensiero addomesticato. Solo nello spazio selvaggio è possibile ritrovare l'essenza vitale che il cosiddetto progresso uccide.
E nell'America di Thoreau il nuovo, lo sconosciuto, il selvaggio sono ad ovest. Per questo, istintivamente, è in questa direzione che lo spingono i suoi passi. Ad est è la città, la civiltà, la cultura ma tutto ciò rappresenta il passato. Mentre è nella natura selvaggia, nell'humus del sottobosco, nella vitalità di uno stagno che si trova il nutrimento anche per lo spirito umano. Il pensiero di Omero o di Confucio si è sviluppato, come pianta, nutrito da una natura vergine e ricca. (E' il mito della "Frontiera" al quale Thoreau aderisce. Mito al quale sarà meno legato in seguito quando teorizzerà la Disobbedienza civile).
Che sia animale, pianta o uomo, l'essere vivente può esprimere pienamente se stesso solo se è libero, cioè non costretto da legami sociali. Addomesticato perderà la sua forza diventando un membro docile della società a cui appartiene. Più che spingere gli uomini verso una speudoconoscenza che non è null'altro che « sapere utile » bisognerebbe avere come obiettivo « l'ignoranza utile » capace di allontanare da un preteso sapere che in realtà non è che vanagloria e presunzione, accumulazione di nozioni archiviate nella nostra memoria e mai utilizzate.
È meglio essere consapevoli della propria ignoranza piuttosto che, conoscendo ben poco, credere di sapere tutto. E chi è coscente della propria ignoranza può vivere libero perchè non ha convenzioni alle quali sottomettersi.
Così il camminare è per Thoreau un vivere nel presente, sbarazzati delle reminiscenze del passato, una consapevolezza del senso della propria vita. Il sole che illumina la foresta al tramonto darà al camminatore la percezione di un'esistenza intera: potrà cosi' vivere con saggezza.
Henri David Thoreau Camminare Arnoldo Mondadori 2009
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Bellissimo 'estratto'
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