La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



domenica 6 novembre 2016

Pizzo Cefalone del Gran Sasso

Alle sette la strada che attraversa Campo Imperatore è ancore nell'ombra. Brandelli di nebbia tardano a dissolversi. Qualche mandria sui bordi della statale. Sull'ultima salita che arriva all'albergo due ciclisti arrancano faticosamente, chissà a che ora sono partiti... Parcheggio davanti all'osservatorio astronomico. Non c'è ancora nessuno. Una larga pista ghiaiosa che diventa presto sentiero sale verso il rifugio Duca degli Abruzzi. Mi incammino in questa direzione.
Il Pizzo Cefalone con i suoi 2533 metri è la settima montagna del gruppo del Gran Sasso; bella e svettante piramide nella parte occidentale della catena. Un percorso relativamente breve (2 ore di salita) e molto frequentato permette di raggiungere questa elegante cima.
Dall'osservatorio si risalgono le ripide pendici del monte Portella, fino al rifugio, sulla cresta che separa Campo Imperatore da Campo Pericoli. Sulla destra, verso est, il sentiero si dirige verso la sella di monte Aquila e verso il Corno Grande. La via per il Pizzo Cefalone è invece quella che si dirige verso ovest. Dopo aver superato la vetta del monte Portella, la via scende rapidamente fino al valico omonimo, in passato importante via di comunicazione tra Assergi e Pietracamela. Il paesaggio è severo, domina il grigio della pietraia e delle rocce. Verso sud una bella vista sulla conca aquilana e, più in là, sull'altipiano delle Rocche. A nord, la val Maone separa la ripida parete dell'Intermesoli dal Primo Scrimone del Corno Grande.
Il sentiero per il Pizzo Cefalone riprende a salire passando un canalone e aggirando verso ovest le rocce sommitali della montagna. Ancora tra ghiaie e rocce si arriva sulla vetta. Il panorama è bello e suggestivo: dal vicino Intermesoli, al Corno Grande; in lontananza, dietro Campo Imperatore, si intravede la Majella; dall'altro lato, verso nord ovest, luccica il lago di Campotosto. Il ritorno lo farò per la via di salita fino al passo della Portella, poi tralasciando il sentiero di cresta e aggirando, in discesa, l'omonimo monte verso sud. Dopo aver superato il Passo del Lupo torno al punto di partenza.

Postilla pseudolinguistica
Chissà se Cefalone viene proprio dal greco κεφαλή (testa) come alcuni dicono? L'etimologia è attraente per il nome una montagna (poi in Abruzzo ce ne sono almeno due: un Monte Cefalone nel gruppo del Velino e un Pizzo Cefalone nel gruppo Del Gran Sasso). Però, anche nel periodo di massima espansione, la Magna Grecia non è mai arrivata fin qui e i residui linguistici lasciati da quella cultura sono abbastanza rari.
Di solito per spiegare la toponomastica dei luoghi geografici, e in particolare delle montagne, si deve cercare o nella tradizione popolare (magari deformata) o nell'intervento erudito che ha imposto un toponimo il più delle volte completamente nuovo.
È il caso per esempio del Gran Sasso. I romani lo chiamavano Monte Ombelico (Fiscellus Mons) e gli abruzzesi lo hanno sempre chiamanto, e lo chiamano ancora oggi, Monte Corno. D'altronde quest'ultimo nome si è conservato ufficialmente per le due vette più alte del gruppo. Solo a partire dal Rinascimento comincia ad apparire il nome Gran Sasso, termine che poi si è imposto come ufficiale.
Tornando al Cefalone, il suffisso accrescitivo -one, di evidente impronta popolare contrasta con un termine elevato e scientifico. Magari avremmo capito Capoccione o Testone e poi nemmeno perché a questo proposito bisogna fare un altro appunto.
In effetti per quanto riguarda la demarcazione linguistica tra nord e sud della penisola, l'Abruzzo è terra di confine. E questo confine attraversa la regione. Nel circondario di L'Aquila, nel territorio di Carsoli e Tagliacozzo si parla un dialetto Sabino, nel resto della regione l'idioma è di famiglia meridionale. Però se prendiamo proprio la parola che ci interessa troviamo una particolarità. Il contrasto è tra testa (nel settentrione e in Sicilia) e Capo (nel meridione ma anche in Toscana). Sta di fatto che in Abruzzo, e solo in Abruzzo si dirà Coccia.
Ma di monte Cocciolone nessuna traccia; resta il Cefalone con il suo piccolo mistero.

P.S. Un libro del CAI (Gran Sasso d'Italia, le più belle escursioni a cura di A.Alesi, M.Calibani, A.Palermi) propone una deduzione interessante: L'altro Cefalone, quello del gruppo del Velino, è chiamato in dialetto Sciufulone (scifolare= scivolare) per la sua ripidezza. Forse i cartografi hanno semplicemente italianizzato il nome.

Nessun commento:

Posta un commento