lunedì 21 dicembre 2015
Provenza : Le Rocher des Aurès
Credo
che non potrei avec cura della mia salute fisica e intellettuale se
non passassi almeno quattro ore al giorno – e spesso di più – a
passeggiare nei boschi, per colline e per campi, completamente libero
da ogni contingenza materiale. Si può dire con certezza che si tratta di
pensieri da un soldo o da un milione. Quando penso che gli artigiani
e i commercianti rimangono nelle loro botteghe non solo tutta la
mattina, ma anche tutto il pomeriggio, seduti a gambe incrociate, –
come se le gambe fossero fatte per sedersi, e non per alzarsi e
camminare - , penso che molti tra loro abbiano del merito a non
essersi suicidati da un pezzo.
Io
che non posso restare nella mia camera un sol giorno senza
arrugginire, quando mi capita di mettermi in cammino all'undicesima ora della mia
giornata alle quattro del pomeriggio, ora troppo tardiva per
riscattare la giornata, quando le ombre della notte comminciano già
a confondersi con la luce del giorno – ho il sentimento di aver
commesso qualche peccato, peccato che bisogna espiare, io confesso di
essere sorpreso dalla capacità e dalla resitenza – senza parlare
dell'insensibilità morale dei miei vicini che si rinchiudono tutto
il giorno nelle loro botteghe e nei loro uffici per settimane e mesi
che sommati fanno anni. Ignoro di che stoffa siano fatti per restare
seduti a quest'ora, alle tre del pomeriggio, come se fossero le tre
del mattino.
H.D.Thoreau:
Del camminare
Les
rocher des Aurès è uno
sperone triangolare culminante a 771 metri che si eleva ai
piedi del massiccio della Lance
nelle
prealpi francesi della Drôme. La
punta indica l'est e il suo innalzamento ha lasciato due falesie di
calcare, nel loro punto
d'incontro, quasi cinquanta metri.
Le
bianche mura di pietra rendono da questo lato l'accesso
impraticabile.
Già
nell'Età del bronzo, tra il 3000 e il 2000 a.c., forse proprio per
questa particolarità, il sito era apprezzato come rifugio ideale per
una piazzaforte considerata inespugnabile. Furono
forse i celti a dare il nome
di Aeria all'oppido costruito du questa montagna.
Quando
l'aria è tersa si vede la valle del Rodano a una trentina di
chilometri di distanza, il monte Ventoso e il lontanissimo massiccio
delle Cevenne, a più di 120 chilometri.
Nella
regione il vento soffia spesso con forza ma in questo punto preciso
la montagna della Lance
fa da barriera e addolcisce
le temperature permettendo una vegetazione rigogliosa.
Attualmente
il Rocher des Aures si situa
in una zona relativamente isolata e selvaggia ma nell'antichità
passavano da qui importanti vie di comunicazione come quella che
collegava la colonia fenicia di Massalia
(l'odierna Marsiglia) alle città della valle del Rodano.
Molte
esplorazioni,
di archeologi professionisti o dilettanti, hanno percorso questo sito
alla ricerca dei resti dell'oppido
di Aeria
che Strabone cita nel suo trattato di geografia ma, forse
anche a causa della difficile accessibilità del luogo, senza
risultati spettacolari.
Partiamo
dal paesino di La Roche-Saint-Secret.
Nel
fresco del mattino la bruma avvolge ancora il fondovalle e dalle
sponde del fiume Lez si allarga verso i campi circostanti.
Ma
rapidamente il sole supera le creste delle montagne e scendendo fino
al fiume dirada la nebbiolina e ravviva i colori delle foglie di
vigna ormai quasi pronte a cadere.
Sembra
che il borgo di La Roche Saint Secrèt debba il suo nome proprio al
Rocher des Aures che
si trova sul suo territorio.
La
strada che attraversa il villaggio è quella che collega Dieulefit,
capoluogo del cantone a
Valréas, nella
cosiddetta “enclave dei papi” appartenente amministrativamente al
dipartimento vicino del Vaucluse, quello
di Avignone, sede papale
appunto.
Il
monte più alto è il Garaux e “culmina” a 1338.
Risalendo
la stradina che porta verso un'antica cappella, passiamo davanti al
castello di La Roche. Oggi è una casa privata, solo i
torrioni angolari ricordano le antiche funzioni.
Nel
prato vicino un cane ci accoglie facendoci le feste. È un border
collie che probabilmente ha fiutato la possibilità di una
passeggiata fuori programma e che ci seguirà per tutta la durata
della gita.
La
stradina si trasforma rapidamente in sentiero e si avvicina alla
falesia calcarea tra pini, arbusti e castagni.
Arrivati ai piedi del
picco roccioso lo aggiriamo, tagliando le pendici della Lance e
scendendo gradualmente verso una valletta sottostante.
Una sola costruzione isolata, le
gîte de Flontargias, una tipica cascina in
pietra trasformata in agriturismo, interrompe l'aspetto un po'
selvaggio del luogo.
Da qui il sentiero comincia a
risalire a zig zag verso la cresta del monte Lance.
Il nostro
amico cane ci precede e ogni tanto si ferma per aspettarci. Se
tardiamo troppo torna indietro e rifà la strada con noi. In effetti
la passeggiata descritta nella guida non è proprio di tutto riposo.
Dopo la discesa risaliamo dai 400 metri dell'agriturismo fino ai 1200
del passo, non lontani dalla cima della Lance.
Quassù il bosco si fa meno fitto
poi lascia spazio ad ampi pascoli dove troviamo una piccola mandria
di mucche limousine reputate per la loro rusticità.
Il nostro amico cane conosce la
strada meglio di noi e a ogni bivio ci aspetta per vedere se
prendiamo la direzione giusta.
Il poveretto deve cominciare ad avere
fame e sete; noi non avevamo previsto un giro così lungo e non
abbiamo niente da offrirgli.
Concluso il giro sulla montagna
ritroviamo, sotto il Rocher la via percorsa la mattina. Il
cane sembra sempre più impaziente di ritrovare la sua casa e
soprattutto la sua pietanza.
Ci aspetta ancora ma ogni volta si
allontana un po' di più e quando si volta sembra invitarci ad
affrettare il passo.
In vista della casa riconosce i
suoi padroni e ci lascia definitivamente accolto dai rimproveri della
“castellana” che lo ha cercato tutto il giorno.
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