mercoledì 14 novembre 2018
Viaggio nel Delfinato 2
Lasciamo la statale e prendiamo
la strada che porta a Saint May. Il percorso non è lungo, ci sono
solo cinquecento metri in moderata salita attorno allo sperone
roccioso, prima di arrivare sulla piazzetta del borgo.
È qui che
abbiamo deciso di fermarci per poi visitare la regione. Saint May è
oggi abitato da una quarantina di persone; molte sono anziane, altre
lavorano nei paesi più a valle e tornano solo a sera.
Occupano le
case attorno alla piazzetta, dove c’è anche un monumento ai caduti
protetto e decorato da due bei platani, e un minuscolo municipio con
tanto di tricolore, tenuto aperto una mezza giornata a settimana da
una segretaria itinerante.
Qui in Francia c’è un certo
attaccamento all’istituzione municipale ed alla sua autonomia ed è
facile trovare sedi comunali in nuclei abitati piccolissimi.
Al
di là della piazzetta c’è la chiesa, poi altre case piccole ma in
bella pietra massiccia. La sella rocciosa su cui il paesino è
costruito rimonta da questo lato, l’abitato la segue con degli
archi e, dopo qualche rudere, nel punto più alto, finisce sull’orlo
roccioso come la prua di una nave.
Un piccolo cimitero domina da un
lato l’abitato e dall’altro la valle sottostante. Il camposanto
si trova in un luogo veramente suggestivo, con un bel panorama sul
borgo, sulla valle e sulle falesie.
Una
di queste, con i caratteristici strati di marna, - questa roccia
sedimentaria è caratteristica della regione -, domina Saint May. È
qui che il sole brilla più a lungo, colorando di rosa la ripida
parete sulla quale nonostante tutto qualche raro arbusto si aggrappa.
Dalla falesia di tanto in tanto un uccello spicca il volo certamente
dal nido nascosto lassù.
In
effetti a Saint May il mattino il sole arriva assai tardi e nel
pomeriggio tramonta rapidamente dietro gli altri bastioni. Una coppia
di anziani approfitta degli ultimi raggi, discutendo allegramente
seduta su un muretto della piazzetta.
Un cane e un gatto gironzolano
qua e là come due buoni amici. A parte il vocio della coppia di
anziani e lo scoscio della fontana non ci sono altri rumori. La
strada termina qui; per andare più in alto bisogna prendere un bivio
che evita il paese.
Al tramonto si alza il vento, infilandosi nella
gola e risalendo fino a Saint May. I due platani dalla piazzetta si scuotono allora e si leva il fruscio delle foglie ormai quasi secche.
Come
tutti gli altri borghi del circondario Saint May perde a poco a poco
i suoi abitanti, attirati dalla pianura e dalle maggiori possibilità
lavorative. Molte case, diventate residenze secondarie, non sono
aperte che durante le vacanze.
Gli
ospiti che ci accolgono vivono qui tutto l’anno. Sono una coppia di
cinquantenni, il marito è apicultore e si occupa di un frutteto di
albicocchi di tre ettari, che si trova più a valle. Sua moglie
lavora nell’ospizio di un paese vicino.
La
casetta che occuperemo è molto piccola ma accogliente. Ci servirà
da punto di partenza per le nostre escursioni nel circondario.
Subito
i nostri ospiti ci parlano degli avvoltoi.
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