Nel 1996 cominciò un programma di
reintroduzione degli avvoltoi in quattro siti del sud della Francia. Tra questi
le prealpi delle Baronnies. La specie, che nel passato era presente in questa
regione, era scomparsa da circa cinquant’anni.
Un’associazione fu creata in quell’occasione e
cominciò un importante lavoro per assicurare la fattibilità e la perennità del
progetto. Tra il 1996 e il 2001, 61 esemplari di grifone furono liberati in
questa zona. La loro presenza fu all’origine del ritorno spontaneo di un’altra
specie di avvoltoio, il capovaccaio (neophron
percnopterus), con un effetto positivo quindi sulla
biodiversità.
Tra il 2004 e il 2011 vennero poi liberati 36 avvoltoi monaci.
Nel 2011 erano 264 gli esemplari recensiti in questa regione, non solo originari
dalle Baronnies ma anche provenienti dalle altre zone di reintroduzione
(Causse, Vercor, Verdon) e addirittura dalla Spagna, paese d’origine dei primi
esemplari liberati in questa regione. La scelta delle Baronnies come sito venne
in effetti proprio dalle sue similitudini climatiche e geografiche con le
regioni spagnole che ospitavano importanti colonie di avvoltoi.
Gli avvoltoi sono necrofori, si cibano quindi
unicamente di carcasse di animali morti. I responsabili del programma di
reintroduzione nelle Baronnies hanno quindi lavorato in associazione con gli
allevatori ovini della zona. Dal 1993 un centinaio di loro partecipano ad una
colletta che raccoglie ogni anno più di mille carcasse di ovini, soprattutto di pecore. Esse sono depositate in aree apposite nelle quali gli avvoltoi vengono a
nutrirsi.
Il lavoro degli avvoltoi è poi particolarmente
utile in caso di aumento repentino di mortalità tra le greggi, caso non molto
raro nella stagione dell’alpeggio.
Ma la presenza degli avvoltoi ha favorito anche,
e soprattutto, l’attività turistica della regione. L’osservazione degli uccelli
attira non solo gli ornitologhi ma anche numerosi turisti. Una campagna di
propaganda a livello nazionale ha fatto conoscere questa particolarità della
regione e ha avuto un certo successo. Il paese di Rémuzat, che ha meno di 3OO
abitanti, ha aperto una “Maison du
vautour” (casa dell’avvoltoio) che accoglie ogni anno circa 25000
visitatori.
Saint May, a cinque chilometri da Rémuzat è
senz’altro il posto migliore per chi vuole ammirare questi imponenti - per i
più grandi, quasi tre metri di apertura alare – uccelli.
Dal borgo di Saint May una strada asfaltata
sale, con qualche tornante fino all’altipiano di Saint Laurent. Si può anche
salire per un bel sentiero che, passando sotto una falesia (spesso già da qui
si possono ammirare degli uccelli) si inoltra tra le ginestre che coprono il
declivio. Arriviamo nei pressi dell’antica abbazia di Val Bodon.
Fondata
all’inizio del VI secolo ebbe a lungo una certa importanza ma, probabilmente
proprio a causa della sua fama e della ricchezza, fu saccheggiata più volte da
saraceni, longobardi, sassoni… Oggi non resta che una piccola cappella e, qua e
là, qualche rudere.
Siamo a circa 700 di quota; l’altipiano, di
forma triangolare, è chiuso da un lato da una cresta che, nel punto più
elevato, supera, di poco i mille metri, dal lato da cui siamo saliti il pendio
è un po’ più dolce mentre il terzo lato ha come limite la falesia. È un luogo
molto gradevole e riposante; il panorama è ampio e bello, al di là della valle
sottostante dove scorrono l’Oule e l’Eygues, le montagne (siamo sempre attorno
ai mille metri), sono coperte di boschi che, nell’autunno ormai avanzato,
prendono belle sfumature calde.
La strada continua, attraversando l’altipiano.
La si lascia per salire una mulattiera che, in un quarto d’ora di cammino ci
porta sull’orlo della falesia che domina Rémuzat.
Ecco che, dopo qualche minuto di attesa vediamo gli
avvoltoi volare in stormo, sfruttando le correnti ascensionali (possono
percorrere decine di chilometri in volo planato), descrivendo ampi cerchi sulla
valle sottostante. Poi, il primo passa a qualche decina di metri sopra le
nostre teste, un altro, più in basso, percorre la vallata seguendo la falesia,
altri ancora vanno avanti e indietro, noi osserviamo loro e loro ci osservano.
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