La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



giovedì 24 ottobre 2019

Le sorgenti del Pescara.

Popoli ha una posizione geografica particolare, tra il massiccio del Gran Sasso e quello del Morrone, con la Majella alle spalle. È qui che uno stretto passaggio apre alle acque del fiume Pescara la via verso il mare.
Il fiume, nato come Aterno sulle pendici dei Monti della Laga, dopo aver attraversato la conca aquilana, proseguendo in direzione sud est, sbocca nella valle Peligna.
Qui cambia repentinamente direzione e, scorrendo ormai verso nord est, raccoglie le acque del Pescara le cui sorgenti sono appunto nei pressi di Popoli. Il suo nome “ufficiale” diventa Aterno-Pescara ma tutti lo chiamano semplicemente Pescara (a volte al femminile) con un singolare e insolito cambiamento.

Pagus Fabianus è l'antico nome della città di Popoli. Però il Populus in latino è anche il pioppo. E chissà se non fosse da cercare qui l'origine del nome attuale della città. Così spiega Piera Lisa De Felice, direttrice della Riserva naturale delle sorgenti del Pescara.
La ricchezza d'acqua ha infatti favorito lo sviluppo di imponenti esemplari di questi alberi. Nel 2011 una delibera dal Consiglio comunale ha istituito un elenco di alberi comunali “di interesse storico, monumentale, naturalistico”. Nella riserva la più maestosa di queste piante ha una circonferenza che supera i cinque metri. In ogni caso se non è vero è molto ben trovato direbbe Giordano Bruno.
È nel 1986 che fu deciso di creare la Riserva naturale delle Sorgenti del Pescara. Purtroppo il sito era già stato parzialmente deturpato quando, negli anni Settanta fu costruita l'autostrada A25 Roma Pescara.
In quei tempi di progresso inarrestabile, pochi si preoccupavano dell'impatto ambientale che una simile opera avrebbe potuto avere su un ecosistema prezioso e fragile. Cosa poteva contare, di fronte all'impellenza della velocità, questo piccolo scrigno naturale, apprezzato solo dagli abitanti della vicina cittadina che venivano qui in estate per trovare un po' di fresco.
Eppure il valore di questa riserva è ormai riconosciuto. È un piccolo paradiso per gli appassionati e gli studiosi di avifauna. Più di cento specie di uccelli, stanziali o di passaggio, sono state osservate dagli ornitologi.
La folaga, che è stata scelta come simbolo della Riserva, ma anche, tra i tanti, l'airone cinerino, il germano reale, lo sparviero, il falco pellegrino e poi rettili, roditori e ancora specie ittiche molto rare. Malgrado il tracciato dell'autostrada che scorre vicinissima e che perturba un po' la tranquillità del luogo, la riserva resta un sito piacevolissimo. L'equiseto, un altro simbolo di quest'area protetta, è una pianta acquatica originale. Assomiglia ad una conifera in miniatura, alta poco più di un metro.
Nel sottobosco, quando il sole penetra tra i rami degli alberi, sembrano raggi di un fuoco d'artificio silenzioso.
Belli sono anche i sambuchi, alcuni maestosi, i cui rami si dispiegano in larghe curve.

Una sessantina di sorgenti fanno riemergere qui le acque del Sirente e del Gran Sasso (la costruzione della galleria ne fece considerevolmente diminuire la portata), creando un laghetto limpido e fresco. Un bel sentiero porta fino ad un punto panoramico sulle pendici di un colle: Capo Pescara. Da qui lo sguardo spazia verso la valle Peligna. Popoli è di fronte a noi, più lontano scorgiamo Pratola e poi Sulmona.

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