Da Le Treport a Le Havre la costa normanda è una successione di spiagge e
di falesie. Poca sabbia, piuttosto ciotoli più o meno grandi. Un
paesaggio sempre mutevole, nel ciclo giornaliero, quando le maree coprono e
poi scoprono immensi litorali. Ma anche nei tempi più lunghi della
storia, perché le scogliere non cessano di deformarsi, modificarsi,
cedere al continuo via vai delle onde e del vento.
Arriviamo
a Dieppe nel tardo pomeriggio. Negli ultimi chilometri la strada
scende verso la città che si adagia nell'ansa di fronte al mare.
Superata l'ultima linea di palazzi borghesi e di alberghi ci appare
un'ampia spianata. Il mare è ancora lontano.
Due
alte falesie racchiudono la lunga spiaggia di ciottoli. Tra le
facciate dei palazzi e il lungomare è un corso, poi un
larghissimo prato di un bel verde, una passeggiata anch'essa molto
spaziosa e infine la spiaggia che, a marea bassa, si stende in lontananza.
Fu
l'imperatrice Eugenie, moglie di Napoleone III a disegnare la grande
spianata caratteristica della cittadina. Nel XIX secolo Dieppe era
meta di villeggiatura per i coniugi imperiali che ne diffusero la
moda tra i parigini. Una linea ferroviaria collegò allora la città
alla capitale. Fu il suo periodo più fasto, meta di vacanza per aristocratici e ricchi borghesi un po' snob. Oggi, ben più
modestamente, Dieppe si vanta di essere la “capitale
dell'aquilone”.
In
questa serata di maggio, sulla lunghissima passeggiata bambini,
ciclisti, pensionati, podisti sono molto numerosi. I gabbiani passano
veloci e si fanno portare dal vento.
Sulla
falesia più occidentale è il castello risalente al XV secolo,
sull'altra, a picco sul porto, spicca la chiesa del Buonsoccorso,
luogo di pellegrinaggio per marinai e pescatori.
Tutta
l'animazione della cittadina è sul lungomare. Nelle vie e nelle
piazzette più interne si incontrano rari passanti.
Dieppe
appare tranquilla, anche un po' sonnolenta adesso che i visitatori
del giorno sono ripartiti. L'aspetto borghese degli edifici contrasta
con quello più popolare degli abitanti e dei turisti odierni.
Sotto
le falesie, quando il mare si ritira, il paesaggio è sorprendente.
La distesa è minerale con colori che vanno dal bianco al ruggine.
Le
rocce, lavorate delle maree e dal vento, appaiono come sculture. Rari
camminatori, un po' più intraprendenti, si avventurano verso la
linea di costa.
I gabbiani si gettano dalla scogliera lanciando gridi
stridenti e poi risalgono le correnti d'aria, lasciandosi portare dal
vento, immobili. Il sole è ancora alto, una lunghissima parabola lo
tufferà nell'orizzonte marino.
Tramonterà sulla Manica quando sono
già quasi le dieci di sera.
Buona sera Gius Ante,
RispondiEliminaMi interessano così le sue visite italiane come francesi… Mi permetto di fare un suggerimento: mi piacerebbe sapere che cosa pensi di una città che è antica ma che è stata ricostruita (dopo le guerre): voglio parlare di Amiens. Cosa ne pensa?
Enzo Pocascienza
Buongiorno Enzo,
RispondiEliminavedo che ha fatto degli eccellenti progressi in Italiano, complimenti!
Amiens è una città che, malgrado le guerre, ha saputo conservare un certo "charme". Come non citare la stupenda cattedrale, la più grande di Francia ma anche una delle più belle, vero prototipo per il gotico d'oltralpe. Ma per gli appassionati di natura bisogna citare i famosi "hortillonages", vero e proprio scrigno botanico che merita certamente una visita.
E non dimentichiamo soprattutto la possibilità di incontrare gente di squisita simpatia ;)